Signori Azionisti e Stakeholder, in uno scenario energetico caratterizzato da un processo di profonda trasformazione, i distributori del gas svolgono un ruolo cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza energetica, diversificazione degli approvvigionamenti e decarbonizzazione dei consumi.
Un ruolo che, all’indomani dello scoppio della guerra alle porte dell’Europa, è stato definito in maniera ancora più specifica dal REPowerEU.
Il documento della Commissione Europea, infatti, nell’indicare il biometano e l’idrogeno come fonti destinate a concorrere alla sostituzione di circa il 50% del gas che l’UE importava dalla Russia (155 miliardi di metri cubi nel 2021), ha rimarcato lo straordinario ruolo delle reti di distribuzione del gas in funzione sia di vettore di questi gas rinnovabili, sia di stimolo alla loro produzione. Una scelta logica, potendo contare su un network estremamente capillare che in Europa si estende per circa due milioni di chilometri e che, opportunamente trasformato, è in grado di favorire la progressiva sostituzione del gas di origine fossile e il raggiungimento della net zero economy.
Nel mutato scenario, la caratteristica della capillarità rende queste reti non solo un driver per la distribuzione, ma anche e soprattutto di raccolta dei gas: è molto più probabile, infatti, che un impianto di biometano si trovi vicino a una rete di distribuzione che di trasporto e anche l’immissione in rete è più agevole grazie a pressioni di esercizio più basse.
Come ha dimostrato in questi anni Italgas, lavorando con lungimiranza e visione alla trasformazione digitale di asset e processi, il presupposto di partenza è che la digitalizzazione debba necessariamente precedere la transizione energetica. È un tema infrastrutturale: preparare gli asset ad accogliere e gestire più commodity contemporaneamente, a riconoscere in tempo reale le tipologie di gas che si stanno distribuendo, quindi la quantità di energia, a valutare il corretto assetto della rete in un dato momento e così via.
Già oggi nelle nostre reti non scorre solo gas di origine fossile. C’è anche il biometano prodotto dalla frazione umida dei rifiuti e dai residui agricoli; e nel futuro prossimo toccherà anche all’idrogeno e al metano sintetico. Di conseguenza, l’infrastruttura deve essere intelligente, “viva”, flessibile e in grado di reagire rispetto a condizioni che non sono e non saranno più quelle standard, proprio per effetto dell’arrivo di gas diversi. Italgas ci sta lavorando dal 2017, accompagnando e supportando questa trasformazione con attività di upskilling e reskilling utili a mettere le proprie persone nelle condizioni di governare e anticipare il cambiamento. Un percorso che già alla fine del 2023 ci porterà a mettere a disposizione del Paese un network quasi interamente digitalizzato, pronto ad accogliere i gas rinnovabili e a contribuire, dunque, al raggiungimento dei target climatici.
In questo contesto, il biometano è cruciale per favorire la transizione ecologica dell’Italia e dell’Europa.
Le potenzialità sono tali che diversi studi concordano nell’indicare in circa 8 miliardi di metri cubi la quantità di biometano che l’Italia potrebbe produrre con la realizzazione di nuovi impianti e con l’upgrade degli attuali impianti di produzione di biogas, che per la sua composizione non può essere immesso in rete. 8 miliardi di metri cubi corrispondono a oltre il 10% dell’attuale fabbisogno del Paese, grosso modo quello che oggi porta in Italia il TAP dall’Azerbaijan o il doppio del GreenStream dalla Libia.
A livello europeo le elaborazioni sono ancora più significative: la Commissione UE stima un potenziale di produzione annua compreso tra il 25 e il 30% dell’attuale consumo di gas dell’Unione. Basti pensare che, dal 2018 al 2021, in Europa gli impianti sono quasi triplicati fino a raggiungere la quota di 1.023 unità in diciannove Paesi e non è un caso che la maggior parte di essi siano collegati alle reti di distribuzione.
In Italia gli impianti di biometano sono 54 per una capacità di 479 milioni di metri cubi l’anno, ancora distante dal potenziale italiano e da quello di altri Paesi più avanti nello sviluppo del settore, come Francia (con 365 impianti e 620 milioni di metri cubi prodotti) e Germania (242 e 1,2 miliardi di metri cubi). I margini di crescita sono ampi, soprattutto nel Sud Italia, dove – in virtù della vocazione agricola – le stime segnalano una capacità produttiva di 2-3 miliardi di metri cubi da sviluppare al 2030.
Italgas sta facendo la propria parte con oltre 100 milioni di euro di investimenti destinati a favorire l’allacciamento degli impianti di produzione di biometano alla rete di distribuzione e a introdurre la tecnologia del reverse flow verso la rete di trasporto, in maniera da consentire l’accoglimento dei quantitativi non consumati a livello locale.
Tuttavia, c’è un dato sul quale occorre riflettere: oggi, in Italia, gran parte degli oneri di connessione ricade sul produttore di biometano mentre solo il 20% è a carico del sistema. In altri Paesi UE questo rapporto è spesso l’opposto, e questo ne ha rappresentato un importante fattore di sviluppo.
Su entrambi i fronti – reverse flow e costi di collegamento – in coerenza con gli obiettivi fissati dal RewPowerEu, sarebbero auspicabili gli interventi del legislatore europeo e del regolatore nazionale per la definizione di un quadro di regole volto a promuoverne l’effettivo sviluppo, potendo contare anche sull’impiego dei fondi del PNRR, che ha un orizzonte temporale relativamente breve.
Quanto all’idrogeno verde, secondo le nostre previsioni la sua era non comincerà prima di 5-7 anni: devono crearsi le condizioni affinché il suo costo sia competitivo con altre fonti. E perché ciò avvenga sono necessarie una grande sovrapproduzione di energia da fonti rinnovabili e un costo dell’elettrolisi inferiore all’attuale.
Nel frattempo, però, sono numerose le sperimentazioni in corso da parte di operatori del settore e anche Italgas è al lavoro per farsi trovare pronta. In Sardegna stiamo realizzando un progetto pilota basato sulla tecnologia Power To Gas (P2G) per la produzione di idrogeno verde. Il progetto è in partnership con importanti istituzioni di ricerca come il Politecnico di Torino e il Centro Ricerche CRS4 della Regione Sardegna ed è alle battute finali riguardo alle autorizzazioni amministrative da ottenere.
La scelta dell’isola non è casuale: nell’unica regione che fino al 2020 non conosceva i vantaggi del metano, Italgas ha realizzato un network di reti “native digitali” – il più all’avanguardia del Paese – che ha permesso di vincere la sfida del gas naturale nel giro di due anni e di attrarre nuovi operatori del settore riattivando un importante ambito economico. Un sistema energetico, ribattezzato “modello Sardegna”, basato su reti all’avanguardia e depositi criogenici di gas naturale liquefatto (“small scale LNG”) che ha permesso di ovviare alla mancanza del collegamento via tubo. Un modello che potrà anche, grazie alla tecnologia P2G, evidenziare il contributo del sector coupling alla decarbonizzazione e alla diversificazione e sicurezza energetica.
Questa soluzione potrà essere mutuata in tutti quei territori in cui il tradizionale approvvigionamento risulti complesso o poco conveniente, come in alcune aree della Grecia, dove nel corso del 2022 Italgas ha completato l’acquisizione del 100% di DEPA Infrastructure e delle sue società di distribuzione EDA Thess, EDA Attikis e DEDA. Con esse è stato già avviato un percorso di condivisione del know-how tecnico e tecnologico, a sostegno dell’obiettivo comune di realizzare un’infrastruttura di eccellenza che contribuisca a cogliere gli obiettivi di phase-out da carbone e lignite, fissati dal governo greco in coerenza con i target UE.
Proprio la capacità di innovazione tecnologica, che ha reso Italgas un benchmark a livello globale, ha permesso negli ultimi anni di trasformare in chiave digitale l’operatività quotidiana e la gestione dei processi dell’azienda, a cominciare dalle attività di controllo delle reti e di prevenzione delle dispersioni di gas. In quest’ambito, la definitiva adozione della tecnologia Picarro, la più all’avanguardia al mondo nel campo del monitoraggio preventivo delle reti, ha determinato una rivoluzione copernicana nel controllo delle emissioni fuggitive di metano, sino a ridurre le dispersioni dalle reti Italgas a una quota inferiore allo 0,1%.
Sull’innovazione fa perno anche la presenza nel settore dell’efficienza energetica, in cui il Gruppo propone soluzioni e prodotti avanzati che garantiscono un risparmio di energia sistematico. Quelle stesse soluzioni che vengono proposte al mercato sono state già applicate nell’ambito delle nostre attività e ci hanno permesso, nell’ultimo anno, di ottenere un risparmio di oltre il 20% dei consumi energetici, sia elettricità che gas.
Unitamente all’innovazione tecnologica, anche la decarbonizzazione, l’economia circolare, la sostenibilità della propria supply chain, la sicurezza degli asset, la formazione, la diversità e l’inclusione rappresentano driver strategici attraverso cui Italgas intende realizzare il Piano di Creazione di Valore Sostenibile 2022-2028, approvato lo scorso 14 dicembre dal Consiglio di Amministrazione di Italgas, che si inserisce nella traiettoria del Piano Strategico da 8,6 miliardi di euro di investimenti. Un Piano che ha fissato tre direzioni – Pianeta, Persone e Partnership (per un futuro sostenibile insieme) – alle quali corrispondono linee d’azione con impegni chiari, target misurabili e risultati attesi di medio e lungo periodo.
Grazie a ricavi adjusted pari a 1.537,3 milioni di euro (1.555,9 milioni di euro nella configurazione reported) e un utile netto adjusted attribuibile al Gruppo di 395,7 milioni di euro (407,3 milioni di euro nella configurazione reported), anche il 2022 ha confermato il trend di crescita del Gruppo, costante e ininterrotta dal suo ritorno in Borsa avvenuto nel 2016. Si tratta di risultati raggiunti con il contributo di tutte le persone di Italgas che hanno coniugato cambiamento, innovazione e miglioramento e che ci permettono di proporre la distribuzione di un dividendo di 0,317 in aumento del +7,5% rispetto al 2022, per la soddisfazione dei nostri Azionisti.
Pionieri per passione e costruttori per vocazione offriamo tutta la nostra energia per accelerare la transizione ecologica.
Lo facciamo per noi.
Lo facciamo per tutti.